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Gli edifici religiosi

Scheda

Nome Descrizione
Titolo “Percorso religioso”
Punto di partenza Chiesa Evangelica, via Vaie
Punto di arrivo Pilone Maisonetta, via Maisonetta
Lunghezza 2 Km circa
Tempo percorrenza 40 minuti circa
Grado di difficoltà Bassa
Percorso religioso


La Chiesa Evangelica Battista


Nel primo decennio del Novecento esisteva in questo luogo una grande tettoia rustica in cui lavorava un fabbro ferraio. Nel 1912, dopo la morte dell'artigiano, l'edifico fu completamente ristrutturato per ospitare la prima sala cinematografica di Sant'Antonino. Intorno al 1920 il locale fu messo in vendita insieme all'adiacente casetta che fu acquistata dall'"Opera Battista" che trasformò la sala nell'attuale tempio: furono aperte tre finestre su Via Torino e modificata la facciata su Via Vaie con l'apertura della porta di ingresso. All'interno fu costruito un battistero, nella contigua casa fu ricavato l'alloggio del pastore. L'inaugurazione del luogo di culto avvenne il 18 giugno 1922. L'origine della Comunità Evangelica Battista è fatta risalire al 24 maggio del 1905 quando il pastore evangelico Giovanni Battista Scrajber in servizio presso la chiesa di Meana, invitato in paese dall'amministrazione comunale in evidente dissidio con il parroco del luogo, vi tenne la prima predicazione. Alcuni vi aderirono con entusiasmo e la piccola comunità, prima di disporre di questo tempio, si radunò in sale prese in affitto. Da allora, la fede evangelica non ha mai smesso di essere testimoniata a Sant'Antonino.


La cappella di S.Antonio abate


Per quanto non sia corretto affermare che è questa la sede dell’antica Prevostura minore di S.Desiderio, in effetti il rilievo catastale eseguito da Giuseppe Balmazza (1772 – 1775) lo colloca verso est discosto di almeno una trentina di metri, questa cappella è l’espressione del desiderio popolare di vedere di nuovo eretto un luogo di culto in questo borgo. Desiderio legittimo visto che questo è il borgo più antico del paese, il “Burgus S.Agata” indicato nel diploma dell’Imperatore Ottone nel 1001. L’antica prevostura governava un terzo del territorio ma ebbe vita breve, già a metà del ‘600 infatti risulta inesistente e gli edifici gravemente compromessi a causa dell’incuria dei monaci dell’abbazia di S.Giusto di Susa da cui dipendeva. L’intero beneficio passò nel 1768 al Regio Patrimonio e da questi, nel 1786, a Giuseppe Pullini che per questo divenne Conte di Sant’Antonino e detentore di alcuni titoli feudali. Qualche anno dopo la firma dell’atto di affrancamento dal Pullini – 18 ottobre 1798 – la comunità si radunò nella sala consiliare per deliberare la costruzione di un nuovo edificio. Era l’anno 1826. Ad essa contribuì anche la popolazione, il terreno fu donato dal notaio Antonio Amprimo. Nell’estate del 1832 la chiesa fu aperta al culto. Il ricordo della Prevostura minore di S.Desiderio è testimoniato solo più da una statua posta nella nicchia di destra della facciata.


La chiesa parrocchiale (Guarda la video guida)

La chiesa parrocchiale fu costruita nell’XI secolo e donata dal marchese Enrico e la consorte Adalena (Adelaide) di Susa nel 1043 ai monaci agostiniani di sant’Antonino della diocesi francese di Rhodes. Essi vi fecero erigere un monastero che governò i due terzi dell’intero territorio santantoninese per quasi tre secoli, fino al 1297 quando la chiesa - e i beni - passarono sotto il controllo giuridico e pastorale dell’abate di S. Michele della Sacra, dopo un conflitto con gli abati di S. Giusto di Susa per il controllo del territorio durato 50 anni, con l’intervento diretto dei vescovi francesi della Moriana e dello stesso Papa. Il primo parroco secolare - non dipendente da un monastero - di cui è conservata documentazione fu Andrea Calcagni che l’ebbe nel 1539 da Papa Paolo III. La parrocchia ha goduto fin dalla sua fondazione dell’immunità fiscale e giuridica, possedendo redditi diretti - terre e boschi dati in affitto - e indiretti, ovvero i diritti feudali derivanti dell’uso che i cittadini fecero del beneficio parrocchiale. Il parroco era dunque anche Conte cioè «corredato della spirituale e temporale giurisdizione sovra gli abitanti» salvo la pena di morte e l’obbedienza alle consuetudini giuridiche del tempo. Una parte di questi diritti feudali vennero affrancati il 21 giugno 1599 con atto notarile, un’altra parte decadranno di fatto nel secondo dopoguerra. Quando, il 22 novembre 1778, il primo Vescovo della diocesi fece il suo ingresso a Susa, a Sant’Antonino era parroco don Vittorio Bertini, a lui era affidata la cura pastorale di circa 800 anime. Ora al parroco è affidato tutto il territorio con una popolazione di poco più di 4.300 abitanti e un patrimonio terriero assai più modesto.

L’edificio:


È una delle chiese romaniche più antiche della Valle di Susa, benché solo il campanile restaurato nell’estate del 2001 conserva ancora quasi intatto lo stile originario; l’edificio è orientato verso est-ovest, ha tre absidi curve e fianchi ornati da lesene e archetti pensili. Dell’antica costruzione sono conservate importanti tracce negli archetti dell’abside meridionale formati da una cornice di mattoni a «denti di sega» correnti tra due listelli e da una serie di mattoni sottili disposti ad angolo, in modo da formare una elegante linea a zig-zag. L’edificio fu decurtato di 14 metri nel 1698 poiché versava in cattive condizioni lasciando spazio all’attuale sagrato, nella stessa epoca venne rifatta buona parte della copertura della navata centrale. Nei due secoli successivi fu rifatto il pavimento e trasferito il cimitero, un tempo collocato nel «cortile della absidi», furono costruite - addossate alla struttura - le cappelle laterali e il battistero. La facciata a capanna spezzata fu costruita tra il 1930 e il 1931. Recentemente è stato rinvenuto un altare medievale e restaurati alcuni affreschi di notevole pregio ed interesse. All’esterno una Crocifissione, una Tentazione di sant’Antonio e un san Michele Arcangelo attribuiti al maestro di S. Bernardino di Lusernetta (XV secolo). Nell’abside maggiore, frammenti di figure di santi realizzati all’inizio del Cinquecento, mentre nell’abside destra una bella «Pala» dedicata al tema dell’Annunciazione, Crocifissione con la Vergine e san Giovanni, figure di santi (tra questi santa Brigida d’Irlanda) databili tra XIV e XV secolo e un richiamo a sant’Agata nel velario del XII secolo. Il campanile ha pianta quadrata, è alto 29 metri, ha sette piani e quattro lesene laterali. Fu costruito nella seconda metà dell’XI secolo, ma già nel 1739 fu sostituita l’antica cuspide e i solai interni. Nel 1763 fu collocato l’orologio meccanico.


Affresco Pangrazi


A circa duecento metri dalla chiesa parrocchiale in direzione so Susa sulla via centrale a sinistra, poco prima di una bella fontana a destra, potete ammirare sulla facciata di un edificio (al piano terreno c’è uno studio fotografico) un «compianto sul Cristo morto» – restaurato nel 2004 dall’Università della Terza Età – affresco fatto eseguire presumibilmente dalla famiglia Castelli proprietaria dello stabile nei primi decenni dell'Ottocento.


La cappella dei santi Rocco e Sebastiano


Un’iscrizione - ora scomparsa - posta all’interno dell’edificio, indicava che la cappella fu costruita dalla comunità di Sant’Antonino nel 1599 in obbedienza ad un voto fatto forse, visto che è dedicata ai santi Rocco e Sebastiano invocati dalla tradizione cristiana a protezione dalla peste, in occasione dell’epidemia che colpì la Valle di Susa l’anno precedente. Due secoli più tardi essa necessitava di radicali interventi di restauro e per questo fu chiusa al culto. Nell’ottobre del 1762 il Consiglio comunale – l’edificio appartiene alla comunità – delibera l’inizio dei lavori che si conclusero nell’estate successiva. All’interno si può ammirare un dipinto - commissionato probabilmente in occasione degli interventi di restauro - di grandi dimensioni raffigurante S.Sebastiano al palo trafitto da numerose frecce e S.Rocco nell’atto di additare la gamba destra segnata da una piaga, al centro la Vergine con il Bambino circondata da angeli.


Pilone Maisonetta

L’edicola religiosa è dedicata alla Madonna delle Grazie. Si tratta del più antico pilone votivo del territorio (ce ne sono sei di cui uno in località Prese di Billia sul versante montano a 1029 m). Eretto prima dell’ottavo decennio del Settecento, risulta molto rimaneggiato. Anche in questo caso si tratta di una committenza privata, forse la stessa famiglia Cometto titolare della cappella della Maisonetta.


Cappella Maisonetta


La cappella della Maisonetta fu eretta per conto di una committenza privata, la famiglia Cometto una delle famiglie più ricche di Sant’Antonino di Susa, nota per essere stata protagonista del primo atto di affrancamento del 1599. La Cappella fu eretta prima del 1670 ma a metà del Settecento, in occasione della visita dell’abate dell’abbazia di S.Michele della Chiusa, si trova già in pessimo e ne sospende il culto. Nel quarto decennio dell’Ottocento i lavori di restauro risultano e il culto riprende. La piccola Cappella possiede una piccola volta a botte ed un modesto altare, non ha opere pittoriche particolari al suo interno. Attualmente è di proprietà della parrocchia santantoninese e ha una Compagnia che provvede al culto mariano e che si occupa al decoro.

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