I luoghi della memoria
Scheda
Nome | Descrizione |
---|---|
Punto di partenza | Palazzo Comunale, via Torino |
Punto di arrivo | Casa di Ilse, borgata Cresto |
Lunghezza | 2,5 Km circa |
Tempo percorrenza | 40 minuti circa |
Grado di difficoltà | Medio |
I luoghi della memoria
Il 18 febbraio 2014 l’associazione “Università della Terza Età” di Sant’Antonino propose all’amministrazione comunale di collocare alcuni pannelli storico illustrativi su edifici civili, privati e pubblici, che ospitarono persone ed eventi significativi per la storia recente del paese. Prese così avvio il progetto “I luoghi della memoria” che portò, d’intesa con l’amministrazione, alla posa di tre pannelli (un quarto è in corso di realizzazione) e alla proposta di conferimento della cittadinanza benemerita a quanti, in paese, salvarono ebrei sfollati. Non solo eventi drammatici, dunque, ma anche gesti eroici di persone comuni portati ora all’attenzione della cittadinanza. La storia di questi eventi è stata ricostruita attraverso ricerche presso l’Archivio Storico Comunale, l’Archivio di Stato di Torino, l’Archivio dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea e la testimonianza firmata di 18 concittadini.
Il 18 febbraio 2014 l’associazione “Università della Terza Età” di Sant’Antonino propose all’amministrazione comunale di collocare alcuni pannelli storico illustrativi su edifici civili, privati e pubblici, che ospitarono persone ed eventi significativi per la storia recente del paese. Prese così avvio il progetto “I luoghi della memoria” che portò, d’intesa con l’amministrazione, alla posa di tre pannelli (un quarto è in corso di realizzazione) e alla proposta di conferimento della cittadinanza benemerita a quanti, in paese, salvarono ebrei sfollati. Non solo eventi drammatici, dunque, ma anche gesti eroici di persone comuni portati ora all’attenzione della cittadinanza. La storia di questi eventi è stata ricostruita attraverso ricerche presso l’Archivio Storico Comunale, l’Archivio di Stato di Torino, l’Archivio dell’Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea e la testimonianza firmata di 18 concittadini.
Il gesto eroico di dieci cittadini di Sant’Antonino
Sant’Antonino, Palazzo comunale 5 – 14 Ottobre 1944
Il 5 ottobre 1944 in via Abegg venne ucciso da due partigiani un portavalori tedesco. Il giorno successivo il colonnello del Comando tedesco di Bussoleno chiese al commissario prefettizio di Sant'Antonino, Mario Garnero, dieci ostaggi che rappresentassero le diverse fasce sociali del paese. Questi avrebbero fatto da garanzia contro eventuali opposizioni da parte dei partigiani o della popolazione durante il rastrellamento punitivo annunciato dai tedeschi. Il 9 ottobre i volontari si presentarono in comune, il giorno successivo i tedeschi rastrellarono la montagna e i centri abitati di Vaie e Sant'Antonino. Alla stazione del paese furono portati circa 150 prigionieri e i 10 ostaggi che raggiunsero il campo di prigionia di Bussoleno.
Dopo quattro giorni gli ostaggi e molti rastrellati vennero liberati grazie alla mediazione del commissario prefettizio, del parroco don Umberto Bonaudo e di Ilse Schölzel Manfrino.
L’eccidio di diciassette civili e partigiani
Sant’Antonino, Palestra comunale, 12 Maggio 1944.
Alle prime ore del mattino dell’11 maggio 1944, sulle montagne di Sant’Antonino caddero vittime di un rastrellamento nazifascista 17 uomini, di età compresa tra i 16 e i 26 anni, definiti “banditi” dalle autorità locali. Nessuno di essi è residente in paese. I prigionieri vennero custoditi nella palestra comunale. Uno di essi, Nicola Cumiano di 19 anni, gravemente ferito, giunse in paese su una slitta per il trasporto della legna, e rimase tutta la notte tra l’11 e il 12 maggio senza poter ricevere soccorso. Il giorno successivo i prigionieri furono fatti cadere in una fossa scavata nei pressi dell’attuale campo da tennis e fucilati. Due mesi prima, il 2 marzo, in borgata Vignassa, a Sant’Antonino, furono fucilati tre ufficiali italiani: il tenente Lorenzo Della Valle, i sergenti Maggiori Cesare Prato e Mario Sapone. Una lapide sul posto li ricorda.
Ilse Schölzel Manfrino, una vita di ordinario coraggio
Sant’Antonino,1944-1945 frazione Cresto abitazione privata
Nacque l’11 febbraio 1914 a Dresda e fu prima ballerina del Balletto dell’Opera di Dresda. Nel 1931, a Bologna, conobbe Vittorio Manfrino, capocomico anch’egli in tournée, si innamorano e il 28 ottobre dell’anno seguente si sposarono. La guerra incombe. Vittorio Manfrino seguì le truppe in guerra e propose piccoli spettacoli per sollevare il morale ai soldati, sua moglie trovò lavoro a Torino presso l’Ufficio di Collocamento del Comando tedesco. Ilse con la figlia Giovanna sfolla al Cresto. Essendo tedesca e conoscendo bene l’italiano fu chiamata a fare da interprete sia sul posto di lavoro sia a Sant’Antonino tra Commissario prefettizio, i partigiani e i tedeschi. Il 10 agosto 1945 ricevette dal primo sindaco del dopoguerra Silvio Alotto, dal vicepresidente del CLN e comandante partigiano della 46° Divisione Rinaldo Baratta, l’atto formale di riconoscenza per la sua collaborazione con i partigiani locali e di Torino. Morì alla vigilia di Natale del 1978, all’età di 64 anni.
I salvati
Sant’Antonino e frazione Cresto, 1944-1945 abitazioni private
Al censimento del 12 settembre del 1944, a Sant’Antonino, risultavano aver soggiornato per uno o più giorni 1.141 sfollati, tra questi 11 ospitati in borgata Cresto e 2 in paese. Riuscirono a salvarsi dai rastrellamenti grazie alla collaborazione delle famiglie santantoninesi Burdino, Pent e Fobini le quali ricevettero, il 28 novembre 2018, su proposta dell’Università della Terza Età, la cittadinanza benemerita del Consiglio comunale. Cui si aggiunse, su proposta Unitre, il 27 gennaio 2021, quella di Ilse Schölzel Manfrino, anch’ella impegnata a favore delle famiglie ebree.
Sant’Antonino,1944-1945 frazione Cresto abitazione privata
Nacque l’11 febbraio 1914 a Dresda e fu prima ballerina del Balletto dell’Opera di Dresda. Nel 1931, a Bologna, conobbe Vittorio Manfrino, capocomico anch’egli in tournée, si innamorano e il 28 ottobre dell’anno seguente si sposarono. La guerra incombe. Vittorio Manfrino seguì le truppe in guerra e propose piccoli spettacoli per sollevare il morale ai soldati, sua moglie trovò lavoro a Torino presso l’Ufficio di Collocamento del Comando tedesco. Ilse con la figlia Giovanna sfolla al Cresto. Essendo tedesca e conoscendo bene l’italiano fu chiamata a fare da interprete sia sul posto di lavoro sia a Sant’Antonino tra Commissario prefettizio, i partigiani e i tedeschi. Il 10 agosto 1945 ricevette dal primo sindaco del dopoguerra Silvio Alotto, dal vicepresidente del CLN e comandante partigiano della 46° Divisione Rinaldo Baratta, l’atto formale di riconoscenza per la sua collaborazione con i partigiani locali e di Torino. Morì alla vigilia di Natale del 1978, all’età di 64 anni.
I salvati
Sant’Antonino e frazione Cresto, 1944-1945 abitazioni private
Al censimento del 12 settembre del 1944, a Sant’Antonino, risultavano aver soggiornato per uno o più giorni 1.141 sfollati, tra questi 11 ospitati in borgata Cresto e 2 in paese. Riuscirono a salvarsi dai rastrellamenti grazie alla collaborazione delle famiglie santantoninesi Burdino, Pent e Fobini le quali ricevettero, il 28 novembre 2018, su proposta dell’Università della Terza Età, la cittadinanza benemerita del Consiglio comunale. Cui si aggiunse, su proposta Unitre, il 27 gennaio 2021, quella di Ilse Schölzel Manfrino, anch’ella impegnata a favore delle famiglie ebree.